RICORDO DI DOMENICO DE MASI

di ISMO

GUIDA, riferimento culturale. Tu per noi di ISMO sei questo.
Alcuni di noi, più vecchi, hanno potuto conoscerti personalmente e collaborare con te in progetti comuni.
Altri hanno raccolto i racconti, letto i testi, seguito gli interventi pubblici.
A tutti rimane il grande patrimonio dalla tua produzione intellettuale, un tesoro prezioso da sfruttare e far valere in tutto il suo valore, una eredità da raccogliere, rispettare e non disperdere.

Sapremo far tesoro, è il nostro impegno, dei tuoi lavori sulla società post-industriale, sulle organizzazioni, sull’impresa, sul lavoro, sul futuro del lavoro.
Alcune tue intuizioni e preveggenze rimarranno al centro del dibattito, di nuovo magari anche polemico, nel nostro campo: il rapporto tra creatività e regola, l’ozio creativo, il lavoro remoto…
Non sempre saremo d’accordo su tutto, ma sempre ci sentiremo stimolati, pungolati, sfidati a cercare di essere all’altezza del tuo pensiero e della tua opera.
Questo è il nostro impegno per ringraziarti di quanto ci hai dato come AMICO, MAESTRO, TESTIMONE, GUIDA.

Mimmo, ci manchi. I colleghi di ISMO

AMICO.
Mimmo è mio amico. E ora, amico mio, voglio piangere, non posso non piangerti. Non ero pronto a perderti. E poi, amico mio, lasciarci in questo modo, all’improvviso, senza nessuna preparazione, senza nessun segnale, senza che io ti avessi dato il mio permesso o almeno il mio saluto. Io piango, amico mio, e non venirmi a dire “siate felici”, perché io ora piango.
Amico da e per 50 anni, sul piano intellettuale, professionale, personale, affettivo: amico, anzi “fratello d’anima”.
Ne abbiamo fatte tante insieme in 50 anni, 50 anni durante i quali il mondo si è trasformato, anche un po’ con il tuo/il nostro contributo.
Abbiamo ricercato, sperimentato, scoperto, discusso, condiviso un lavoro libero e appassionato sulle organizzazioni, le istituzioni, i movimenti collettivi. Abbiamo anche riso, tanto e tanto ci siamo divertiti.
E molto, anche, abbiamo “litigato”, come solo è possibile litigare con gli amici veri. C’erano tutte le premesse per scatenare la nostra reciproca vis polemica: Milano vs. Napoli, Psicologia vs. Sociologia, DC vs. PCI… E ogni confronto, discussione, dialogo, polemica quanto più esplodeva accesa e vivace tanto più rinsaldava in entrambi il rispetto, la stima, la vicinanza, la complicità, la voglia di lavorare insieme o anche solo di incontrarsi, passare del tempo senza scopo e senza intenzione.
Perché così è l’amicizia: essere irriducibilmente diversi, senza compromessi o finzioni, potere essere sé stessi sicuri di poterci dire e anche sfidare intellettualmente, ma comunque indissolubilmente uniti da un legame invisibile quanto tenace che supera ogni increspatura di superficie.
Mimmo, mi manchi.
Vito Volpe

TESTIMONE.
Tu per noi sei un testimone di virtù che dovrebbero contraddistinguere non solo i “lavoratori della conoscenza”, ma ancora di più e prima la dotazione di civiltà e signorilità di ogni essere umano. Le abbiamo conosciute in te e le vogliamo ora ricordare, e tu stacci a sentire.
• La passione per la conoscenza: l’ampiezza delle tue conoscenze con cui potevi sempre nutrirci e affascinarci e ancora di più la tua fame mai sazia di conoscere, approfondire, studiare, con voluttà ed umiltà. Difficile starti dietro su questo piano.
• La passione pedagogica, il desiderio e la capacità generosi di mettere a disposizione il tuo sapere, trasmettere conoscenze ed intuizioni con una capacità comunicativa, spirito, ironia, senza mai risultare pesante o serioso.
• La capacità visionaria di andare oltre il presente, di predire i movimenti, di guardare il futuro…con coraggio, anche andando contro corrente e in questo modo anche spingendo il presente verso il futuro disponibile ed auspicabile con tutta la tua forza.
• Lo spirito polemico anch’esso caratteristico e irrefrenabile; meglio non essere sulla tua traiettoria di tiro quando ti scagliavi contro chi ti sembrava esprimere ignoranza o stupidità, bruttezza o ineleganza. Per desiderio di eliminare dal mondo tutto quanto potesse offendere l’intelligenza, senza tolleranza, come spinto da una inguaribile allergia verso ogni forma di ignoranza.
• L’accoglienza affettuosa, gentile, cortese, senza pompa e senza maniera. La tua capacità di fare sentire tutti importanti che fossero presidenti della Repubblica, noti politici, intellettuali o chiunque fosse entrato nel tuo cerchio di conoscenze.
Vito Volpe e Silvia Roà

La prima parola che associo al ricordo di De Masi (Mimmo) è gioia per avere avuto l’opportunità di un incontro felice con un uomo ed un professionista a tutto tondo. Umanamente è stata una presenza energetica, ottimista e sorridente con il cuore ed il pensiero sempre proiettati al futuro – quel futuro che oggi sembra mancare nel respiro corto della politica, dell’azione e della cultura. Inarrestabile la sua vis polemica sempre condotta sul piano delle idee e nel grande rispetto della persona e delle idee, il gusto della provocazione portata con humor e sorriso. Come professionista un vulcano di idee e di proposte con il coraggio di realizzarle anche quando sembravano pazze o contro corrente. Indimenticabili, per me, il laboratorio di “dinamiche sociali” sviluppato con ISMO a S. Agata dei Goti ed il Laboratorio di dinamiche di gruppo a Brasilia. Mimmo sapeva riconoscere le competenze degli altri ed era capace di alleanze fruttuose anche quando le idee non sempre convergevano.
Lavoratore instancabile, pignolo, dotato di grande cultura e di una memoria prodigiosa, agiva nei comportamenti ciò che scriveva nei libri: coniugare gioco e serietà, studio e creatività, rigore e leggerezza, pensieri difficili ed eloquio semplice, chiaro e diretto.
I suoi libri, tanti, restano a testimonianza di questo raro equilibrio e del suo sguardo largo che indagando e vivendo il presente ne sa tessere la trama che viene dal passato e scorgerne i segni che preparano il futuro.
Voglio citare solo due testi perché sono il primo e l’ultimo che ho letti e che, mio avviso, rappresentano al meglio lo spirito demasiano: “L’emozione e la regola” e “La felicità negata”. Il primo ci ricorda che un lavoro “buono” richiede progettualità e creatività, è un manifesto contro tutte le forme di alienazione; l’altro pone con forza il tema delle disuguaglianze e dell’ingiustizia in una critica serrata, quasi un corpo a corpo, al sistema neoliberista.
Ecco ciò che ho appreso di più profondo dagli incontri, diretti e mediati, con De Masi: il coraggio delle idee e la gentilezza – quella autentica – nella relazione.
Maria Giovanna Garuti

MAESTRO.
Tu per me sei un Maestro, un maestro non si limita a erogare le sue lezioni, non ti trasmette un sapere che poi vai a consumare dove vuoi, non ti esamina, soppesa, valuta, giudica come un burocrate dell’accademia.
Un Maestro apre orizzonti, attiva energie, nutre di fiducia, avvia itinerari, allena le menti, accoglie e accompagna. I maestri sono rari.
Quello con te è stato per me un incontro fondamentale, di quelli che imprimono una direzione nuova, sia a livello personale che professionale.
È stato 50 anni fa, a conclusione del liceo, quando cercavo conferma per la mia attrazione e vocazione, allora nascente e mai più persa, per le scienze sociali.
E attraverso di te ho trovato la strada per una attività professionale che mi ha consentito di continuare a studiare e contemporaneamente di applicare questi studi nelle e per le organizzazioni, nelle dinamiche sociali che le attraversano.
Un grande privilegio che non ho conquistato o meritato, ma che mi è stato donato attraverso l’incontro con te intellettuale, professore, imprenditore, consulente, formatore.
Conosco e ho seguito in tutti questi anni tutte le tue iniziative e la tua produzione fino alle ultime più recenti. Ho partecipato sempre con piacere nelle diverse occasioni di collaborazione con te e con i tuoi colleghi.
Ho sempre ammirato con stupore il tuo non invecchiare mai, continuare a mantenere la stessa voglia di conoscere e di raccontare, la stessa energia per intraprendere, la stessa generosità nell’amicizia, la stessa libertà di pensiero e di coerenza.
Mimmo mi manchi.
Silvia Roà

La scomparsa di Domenico De Masi, Mimmo, mi ha turbato e addolorato profondamente; al di là dell’affetto per una persona de sempre amica della mia famiglia e dell’ISMO, che ho avuto l’opportunità di frequentare fin da bambino, al di là della stima per un professionista di raro spessore, al di là della simpatia e dell’umorismo contagiosi, ho provato qualcosa di diverso.
Sono andato allora a scavare nei miei ricordi e nelle numerose occasioni di contatto avute negli anni con Mimmo: importanti progetti per clienti comuni, collaborazioni con S3 e iniziative di ricerca e innovazione, convegni e più di recente webinar, per giungere al 2004, quando appena lasciata la mia precedente esperienza lavorativa, da dirigente di una grande società di consulenza internazionale, mi sono letteralmente tuffato in una nuova professione ed in un nuovo mondo. Sono per molti aspetti ripartito da zero, decostruendo e ricostruendo il mio modo di intendere il mestiere di consulente e le mie competenze a partire dalla capacità di leggere il contesto, il mondo del lavoro, le organizzazioni, le relazioni.
Guardavo con una certa soggezione i colleghi più esperti e dotti, che citavano autori e modelli che avevo studiato all’Università ma non pensavo si potessero spendere e applicare nell’attività professionale. Ho ripreso così a studiare, a leggere, a frequentare convegni e soprattutto ho partecipato al Master per Formatori dell’ISMO, dove ho potuto ri-conoscere Mimmo questa volta in qualità di docente del nostro Master.
Ho incontrato un maestro affascinante, carismatico, colto, intelligente, acuto ed anche affettuoso che con energia si ingaggiava in discussioni profonde e articolate sui massimi sistemi, probabilmente anche divertito dall’idea di discutere con il figlio del suo amico Vito e di poter così alimentare e continuare indirettamente le infinite discussioni che da sempre li hanno legati.
Ho così trovato la risposta a quel sentimento speciale che stavo sperimentando, la perdita di un Maestro incontrato in età adulta che mi aveva accompagnato in una fase di passaggio così importante e delicata. Ho riletto così nei giorni scorsi con gusto l’introduzione del testo che allora Mimmo ci aveva consegnato, “L’avvento post-industriale”, ritrovando tante parole e concetti che ho fatto miei e speso negli anni e quasi non ricordavo dove avessi appreso. Idee e modelli estremamente attuali anche oggi a distanza di qualche decennio, che ci aiutano a leggere e interpretare l’impatto della complessità sulle organizzazioni, sul lavoro, sulla società.
Presterò il libro a mia figlia che in questi giorni sta iniziando gli studi universitari e le parlerò di Mimmo augurando anche a lei di trovare nel suo percorso Maestri che lascino il segno.
Grazie di tutto Mimmo
Andrea Volpe

GUIDA ISPIRATRICE. Per me, giovane formatore alle prime armi quando ti incontrai a Ravello la prima volta, sei stato guida ispiratrice di parresia e svelamento, di ricerca estetica senza pudori e di irriverente dissacrazione. Nell’incontrarti è come se mi fossi tatuato nell’essere: “Marco, non c’è tabù, di tutto si può parlare, tutto è dicibile e nominabile, purché tu abbia un’intenzione forte, poetica e radicale.”
Con tanta gratitudine
Marco Meschini